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martedì 9 agosto 2016

Salone, fiere e promozione della lettura

Quando nel 1998 Angelo Pezzana e Guido Accornero inaugurarono la prima edizione del Salone del Libro di Torino a Torino Esposizioni tirai un sospiro di sollievo ed ebbi un moto di orgoglio: finalmente, nei convegni internazionali di giovani librai a cui partecipavo attivamente da alcuni anni l'Italia non sarebbe più stata la cenerentola e avrei avuto modo di dimostrare che anche nel nostro mondo del libro si muoveva qualcosa e si facevano cose innovative e interessanti.
Andai a Torino munito di macchina fotografica e il mese successivo in Catalogna presentavo il "nostro" primo Salone, con il corredo di diapositive (sì,  proprio diapositive a 35 mm di celluloide...), riscuotendo un vivissimo interesse e un grande apprezzamento fra i giovani colleghi di tutto il mondo.
Il neonato Salone del libro si presentava già come una iniziativa dinamica, non paludata, moderna e aperta!
Due anni dopo, quando toccò a noi italiani organizzare il convegno, fu grazie alla generosità di Accornero e Pezzana che fu possibile trasferire un'intera sessione giornaliera del convegno a Torino Esposizioni, dove il Salone ospitò un vivace dibattito (in inglese....) sulle principali differenze e opportunità del mercato del libro nei diversi paesi.

Mi chiedevo allora e mi chiedo ancor oggi, dove fossero gli editori e perché fosse necessaria l'intraprendenza di un libraio indipendente e un po' eterodosso come Pezzana e la vena di follia di un imprenditore anomalo come Accornero per far nascere in Italia la prima vera fiera del libro con respiro nazionale (e poi internazionale).

Ma questi sono solo ricordi.
Venendo all'oggi ho sentito in questi giorni un gran parlare da parte di rappresentanti dell'Associazione Editori di tutto un programma di iniziative di promozione del libro e della lettura che sarà presentato a settembre e che coinvolgerà tutto il territorio nazionale (in gran parte orfano, a sentir dire di manifestazioni adeguate, con buona pace di quanti hanno sudato e sudano per far vivere iniziative importanti e non provinciali al Centro-Sud e in tutta Italia).
Premesso che non sono sicuro che una manifestazione fieristica sia lo strumento più adatto a promuovere la lettura (immagino fra i non lettori... altrimenti si predica ai convertiti) e che ho qualche dubbio sul fatto che la promozione della lettura debba essere svolta in prima persona dagli editori o dalla loro Associazione, mi chiedo perchè in Italia non si faccia come si faceva (o forse ancora si fa - non ho trovato conferme, forse a causa di una pigrizia vacanziera...) in Francia, dove gli editori, riconoscendo il ruolo fondamentale svolto dalle biblioteche per la promozione della lettura, devolvono annualmente una percentuale del loro fatturato alle biblioteche.  O dove finanziano con un fondo di oltre 7 milioni di Euro il programma governativo di sostegno alle librerie indipendenti e al loro ammodernamento.
Queste sarebbero le iniziative che ci piacerebbe vedere prendere dagli editori, magari promosse e sostenute dal ministero e dagli altri attori delle filiera. Ma il gioco dei quattro cantoni o del "levati tu che mi ci metto io" è evidentemente più facile e più remunerativo, anche quando si nasconde dietro gli slogan facili sulla promozione della lettura e sul paese che non legge.

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