Cerca

venerdì 31 marzo 2017

Bambina prodigio e catalogatori che fanno danno invece che utile (Qualità dei cataloghi 11)

Una bibliotecaria mi ha segnalato il caso de La capanna dello zio Tom, edizioni Mursia.
In SBN ci sono 27 record, con date dal 1963 al 2010, che ovviamente sono quasi tutte ristampe inalterate o pasticci vari. Cioè record non solo inutili, ma dannosi.
(Nelle biblioteche manca il personale, lo so. Ragione di più per non sprecare tempo a fare lavori dannosi. Manca anche la formazione, lo so. Ragione di più per riusare i record corretti che già ci sono, invece di inserire ex novo record sbagliati compilati da incompetenti).
Il campionario di errori e stupidaggini lo potete vedere da soli.
Una delle stupidaggini più curiose sono i due record con doppia data, "copyr. 1963-1983" (IT\ICCU\RLZ\0189689) e "c1963-1983" (IT\ICCU\RLZ\0151233), come fosse una pubblicazione in più volumi. Divertente il "copyr.", come un cuoco che frigge gli spaghetti crudi invece di bollirli, ma ci mette lo scalogno perché ha sentito dire che lo usano i cuochi à la page.

sabato 18 marzo 2017

L'erba del vicino 2

La letteratura biblioteconomica tende molto, ai nostri tempi, a essere pura autopropaganda e autoconsolazione. Non soltanto - lo si è sempre fatto - preaching to the saved (predicare ai salvati, quelli che già sono convinti che le biblioteche sono importantissime ecc. ecc.), ma - cosa che è molto più grave - predicare che "tutto va bene, madama la Marchesa", le biblioteche sono al centro di tutto, sulla cresta dell'onda, più avanti di chiunque, ecc. ecc.
Il guaio però è che non ci crede nessuno (nessun altro), soprattutto adesso.
(Che in altri momenti, p.es. nei primi anni della diffusione di Internet, siano state davvero avanti, più avanti di altri, è vero, ma erano altri tempi).

venerdì 17 marzo 2017

L'erba del vicino...

Le biblioteche finlandesi sono sicuramente bellissime e funzionano benissimo.
Però, mi ha colpito questa figura (l'unica, in sostanza) di un articolo appena uscito che illustra le meraviglie (o pretese tali) della loro rete bibliotecaria.


giovedì 16 marzo 2017

La crescita, lo Stato biscazziere e l'ignoranza

Nelle scorse settimane sono state diffuse le cifre dell'andamento dei giochi d'azzardo in Italia. Secondo "La Repubblica", il giro d'affari legale tra 2015 e 2016 è aumentato dell'8% circa. Secondo l'Agenzia delle Entrate, però, l'aumento del 2016 rispetto al 2015 è addirittura del 22%, un tasso di crescita che manco la Cina degli anni migliori...
Invece in Italia la crescita del PIL, come è noto, non c'è (inutile litigare sui decimali, se è o non è 0,9%).
Il gioco d'azzardo costituisce poco meno del 5% del PIL italiano: un bel ramo d'industria, in cui si vende niente (o un pezzo di cartoncino colorato da grattare) in cambio di soldi veri.
Naturalmente l'Agenzia delle Entrate non rileva il gioco clandestino, quello su piattaforme online non italiane, ecc. ecc., e insomma tutta quella larghissima fetta del settore che non si traduce in entrate fiscali per la Repubblica italiana.
Trovate la notizia, p.es., a <http://video.repubblica.it/economia-e-finanza/siamo-il-paese-delle-slot-ma-a-vincere-sono-solo-i-privati/266848/267225>
e a <https://ilfoglietto.it/il-foglietto/5230-boom-dei-giochi-d-azzardo-lo-stato-biscazziere-festeggia-l-aumento-delle-entrate.html>.

Simpatico anche questo titolo: Gli italiani spendono per le slot machine 300 volte più che per i libri, su «L'Espresso», <http://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/02/03/news/gli-italiani-spendono-per-le-slot-machine-300-volte-piu-che-per-i-libri-1.294818>.
L'argomento ha interessato anche Treccani, che nota che la spesa degli italiani è raddoppiata negli ultimi 8 anni <http://www.treccani.it/magazine/societa/Gioco_d_azzardo_patologico_nel_2016.html>.

domenica 12 marzo 2017

Pensierino del mattino

Un paese in cui il CUD è lungo 11 pagine (record di quest'anno), di cui 1 completamente bianca e un'altra quasi, e in cui gli unici dati significativi occupano non più di 10 cm quadrati in corpo microscopico, non può che andare in malora.
Non è solo un paese "senza sapere", ma un paese in cui le persone tengono sempre acceso il telefonino e non si ricordano mai di accendere il cervello.