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mercoledì 25 novembre 2020

domenica 22 novembre 2020

Il lavoro in biblioteca, da Massa una proposta per il reddito di cittadinanza


A Massa, in terra di Toscana, i consiglieri comunali 5 stelle presentano un progetto sull'impiego delle persone  che percepiscono il reddito di cittadinanza.  Il tutto è ripartito in sei aree (PUC): si va dalla pulizia delle scuole alla sistemazione dei giochi, dalla pulizia delle spiagge all'accompagnamento dei bambini, dalla raccolta dei piccoli rifiuti alla spesa a domicilio e consegna farmaci per gli anziani, dalla pulizia del centro storico alla manutenzione dei percorsi naturalistici. Tutte attività indubbiamente di grande utilità, ma che a spanna non mi sembrano richiedere competenze specifiche (e però qualche riserva sull'accompagnamento dei bambini la farei), semmai buona volontà e occhio.
Poteva mancare la biblioteca? si chiede la collega che segnala la vicenda su Facebook. Cero che no, anzi è la prima area indicata. Finalmente qualcuno in politica si è accorto che la biblioteca è un servizio importante... Alt, prima di festeggiare però è meglio vedere le attività proposte: vi figurano catalogazione, creazione di percorsi di lettura e front office (leggere per  credere). Competenze richieste:  nessuna, a quanto sembra.!
In attesa che la sezione toscana dell'AIB dica la sua e eventualmente bacchetti questa ennesima leggerezza, vi anticipo la mia, ed è che a un certo punto trovo anche umiliante spiegare a assessori consiglieri e sindaci di vario colore politico che queste attività richiedono una certa preparazione, e che addirittura ci sono corsi di studio universitari appositi, o comunque concorsi con prove toriche e tecniche.
Qualcuno potrebbe osservare - insiste la collega, notoriamente una che non molla facile - che  tra chi percepisce reddito di cittadinanza ci potrebbero essere anche laureati specializzati in discipline biblioteconomiche. Vero, ma allora potrebbero esserci anche architetti, o avvocati, e quindi bisognerebbe trovare dei progetti anche per loro, in modo che bibliotecari, archivisti, e specialisti dei beni culturali in generale non abbiano di che alimentare il loro noto vittimismo. Gli è che non credo che la cosa si risolva concettualmente così, e anzi sospetto che ci sia soltanto l'atavica sottovalutazione di questi lavori, quella che spinge molte amministrazioni a proporli come volontariato amatoriale non retribuito.
Che dire: speriamo prima che il Sindaco e la Giunta facciano qualche verifica, prima di prendere per buono la volenterosa e disinformata proposta. E che anche i volenterosi consiglieri abbiano modo di precisare meglio il loro intento.

giovedì 5 novembre 2020

Garantire i servizi delle biblioteche. Un appello dalla Toscana

La desertificazione delle attività culturali (cinema, teatro, musei, mostre, parchi archeologici) che sta avvenendo massicciamente a seguito dei provvedimenti di chiusura per l'epidemia di Covid, non pare trovare un grande ostacolo nel Ministro dei beni culturali, nonostante la sua posizione di  rilievo nella cabina di regia delle chiusure.

Per la verità qualche "malpensante" ha avanzato il sospetto che il Ministro non solo non si opponga, ma che anzi ne tragga linfa ideale per i progetti di digitalizzazione a lui cari, tipo la Digital library italiana e la Netflix del cinema. Sarebbe perfino superfluo ricordargli ancora una volta che ambedue le realtà esistono e resistono, indipendentemente dal brand in inglese: basterebbe migliorare l'offerta, ottimizzare i canali di accesso, potenziare gli strumenti di SBN, Internet culturale, Raiplay, tanto per citare tre realtà molto solide e già implementate.

In questo panorama di sostanziale disinteresse per la cultura dal vivo, le biblioteche e gli archivi non arrivano neppure a essere menzionati esplicitamente, e meno che mai è stata avviata una riflessione sul tipo di presidio informativo e culturale che possono continuare a svolgere. Se chiudere gli accessi è discutibile, chiudere i servizi è impensabile. E' questo il focus di un appello lanciato in Toscana. Lo riprendo da un post di Maria Stella Rasetti, direttrice della Biblioteca San Giorgio di Pistoia.

"Il DPCM di oggi vieta l'accesso al pubblico nelle biblioteche, ma non le nomina neppure: sono "altri istituti della cultura", residui non ben identificati, spiccioli dimenticati in una tasca. Noi bibliotecari siamo chiamati a dar fondo alla nostra energia e alla nostra creatività per riattivare in forma nuova, nel rispetto della legge, i servizi di prestito e restituzione, e garantire un presidio culturale attivo, a cui tutti i cittadini possano accedere tramite l'impiego delle tecnologie digitali e del telefono. I cittadini ne hanno diritto. Non possono essere lasciati ancora una volta senza biblioteche. Domani, sotto il coordinamento di Francesca Navarria le reti documentarie toscane si ritroveranno per definire una strategia comune per offrire supporto alle nostre comunità in una modalità resiliente e innovativa. State a vedere".
(renato.tamburrini@gmail.com)