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sabato 17 settembre 2016

Il Lambrusco e le biblioteche

Al Convegno di ieri e l'altro ieri a Ravenna, su SBN, Claudio Leombroni ha condotto un'interessante intervista ad Alfredo Serrai e Tommaso Giordano (chissà se è o verrà anche messa in rete).
Vedo oggi su «JLIS.it» un acuto intervento di Serrai intitolato Le biblioteche spariranno?.
(Ho recensito nei giorni scorsi un libro su quest'argomento, ma la rivista uscirà tra un po').

Parlandone con un'amica poco fa, di quanto sentito a Ravenna e di altro affine, mi domandavo: le biblioteche sono in difficoltà, è evidente, e non solo in Italia. Spesso, nelle discussioni bibliotecarie, si sono fatti paragoni di fantasia, alcuni dei quali fortunati (tra il cavallo e l'automobile, ecc.) e in vari casi del tutto incongrui (non perché presi da cose lontane, ma perché presi da situazioni con le quali la somiglianza "logica" non c'è).
Tempo fa ho spiegato questo a proposito della "Sindrome del panda", che andava di moda allora (https://www.academia.edu/11186439/La_sindrome_del_panda).
Ora vanno di moda i silos, e credo che anche in questo caso si vada fuori strada.


Io (in omaggio alla Regione che ci ospitava, e naturalmente rischiando di andare del tutto fuori strada) propongo il Lambrusco.
Le biblioteche come una grossa azienda di Lambrusco in difficoltà, ettolitri a non finire, bottiglioni che vanno in tanti supermercati dalle Alpi a Lampedusa (non alle Piramidi, mi sa, per motivi religiosi), ma chiaramente le cose piegano male da tempo, gusti e stili sono cambiati, ecc. ecc. Nei supermercati, come avrete visto anche voi, finiscono ormai di solito in basso, per lo più sull'ultimo ripiano, che vi dovete accovacciare per vederlo.
Che si fa?
Aumentiamo gli ettolitri della "Italian Coca-Cola" (come già si chiama per scherzare), un po' più di zuccheri, bottiglia di plastica, e prezzo meno di un euro al litro?
Oppure abbassiamo la produzione a un decimo, lo facciamo buono, ci facciamo disegnare un'etichetta davvero elegante, lo prezziamo a 5 euro e facciamo una campagna con le enoteche di fascia media (e anche i supermercati di qualità, naturalmente).

Quale delle due strade è più gratificante, mi pare evidente. Quale delle due è economicamente più fattibile e redditizia, a me sembra forse un po' meno ovvio e sicuro, ma pure abbastanza chiaro.

P.S. Esistono dei lambruschi eccellenti, come esistono delle biblioteche eccellenti. Che le biblioteche non sono aziende né lambruschi, i loro prodotti non vanno nei supermercati, e soprattutto non è il consumatore che compra il prodotto e lo paga, lo so. Non è questo il punto: si tratta piuttosto di domandarsi se, anche quando costi e ricavi devono quadrare, le scelte al ribasso siano sempre le migliori, o le più sostenibili.

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