Cerca

giovedì 1 novembre 2018

La Chelliana di Grosseto torna a casa

Di edilizia bibliotecaria si parla quasi sempre per commentare realizzazioni nuove e scelte spesso indovinate di architetti e bibliotecari, soprattutto quando lavorano in sinergia.
E’ bella però anche l’edilizia del "ritorno a casa", quando una biblioteca viene restituita alla sua sede storica: è il caso della Chelliana di Grosseto, che in questi giorni sta traslocando nel palazzo Mensini, in via Mazzini, in pieno centro città.

Palazzo Mensini
Così si conclude positivamente una storia edilizia a dir poco tormentata.  
La biblioteca grossetana, voluta dal canonico Giovanni Chelli, figura singolare di uomo di cultura sufficientemente eterodosso, era stata inaugurata nel 1860 nel Palazzo Arcivescovile; nel 1869 era stata donata al Comune e come sede Palazzo Mensini era stato indicato già dal 1870.
Ma dopo varie vicissitudini, la cui ricostruzione è a tratti un po' incerta (palazzo Ponticelli, Comune, Palazzo del Tribunale), solo nel 1923 venne finalmente collocata nella sede di via Mazzini.
Ci rimase una ventina d’anni, fino ai bombardamenti alleati, quando divenne inagibile. I libri, ulteriormente danneggiati dall'alluvione del 1944, stettero per qualche anno in uno scantinato, fino alla sistemazione in una sede che fu inaugurata nel 1952. Ultima stazione della tribolata vicenda, dal 1994 la Chelliana era in via Cavalieri.

Ultima sede, in via Cavalieri

Nel tempo erano state fatte altre ipotesi di ricollocazione: altri palazzi o una sede nuova in periferia, ma alla fine ha prevalso il “com'era e dov'era”
Insomma, un evento da festeggiare insieme al vulcanico sindaco Vivarelli Colonna; e anche una felice coincidenza con le celebrazioni recenti di Luciano Bianciardi, il cui nome- dopo quello del canonico Giovanni, of course- fa tutt'uno con la Chelliana. 

domenica 23 settembre 2018

Va bene che Croce era precoce... (Qualità dei cataloghi 15)

Benedetto Croce, oltre ad avere scritto una quantità notevolissima di libri e di saggi (senza trascurare non solo di scriver lettere, ma anche di svolgere a periodi un'intensa attività politica e di organizzazione della cultura, e senza privarsi delle salutari oltre che stuzzicanti passeggiate tra le librerie napoletane), è stato anche uno studioso precoce.
D'accordo, ma 22 anni prima di nascere (come si legge tre righe sopra, non c'è neanche bisogno di aprire Wikipedia) è un po' troppo.



martedì 11 settembre 2018

Cari bibliotecari, non dimenticate Branciardi!

Luciano Bianciardi, oltre che un grande scrittore (La vita agra resta un bellissimo romanzo) e un acutissimo osservatore della vita culturale e sociale (i fannulloni frenetici e gli intasatori sono tuttora il nostro tormento quotidiano, anzi ci tafanano tutti i giorni) è stato anche, da giovane, un bibliotecario di grande passione e spirito d'iniziativa.
Alla Biblioteca comunale Chelliana di Grosseto, dal 1949 al 1954, come ha ricostruito definitivamente Elisabetta Francioni nel suo bel libro (che si legge come un romanzo ma è basato su vera ricerca oltre le leggende e le chiacchiere):

Benemerita iniziativa, quindi, dedicargli anche tesi di laurea.


Catalogandole, però, sarebbe meglio non sbagliargli il nome, altrimenti questo record (in cui non c'è mai il suo nome giusto) nessuno lo può trovare.


Non c'è nemmeno un soggetto: ma quella è roba antidiluviana, di quando i cataloghi erano fatti con attenzione e per servire agli utenti, non per sgombrarsi il tavolo pensando ad altro, da FB al web semantico.

P.S. La R e la I non stanno vicine sulla tastiera, non è il ditino che è scivolato.

domenica 9 settembre 2018

Com'è davvero l'università italiana

Nell'oceano di stupidaggini che si dicono e si leggono sull'università italiana, sbagliando tutti i dati e senza capire nessuna questione (informarsi e ragionare, anche per i giornalisti, devono essere attività troppo faticose e time-consuming: come potrebbero fare, poveretti, a staccarsi un attimo da FB e Twitter...), qualche bella giornata capita di leggere quattro righe di uno che le cose le sa, ed è pure capace di ragionare.
Purtroppo in Italia non sai mai se avrai i fondi per fare ricerca, per far lavorare i giovani dottorandi, viaggiare o organizzare congressi. Per questo il paese attrae poco. Ma se penso alle lezioni che seguivo all'università, in giro per il mondo non ne ho mai ritrovate di altrettanto profonde. Speriamo che la fuga dei cervelli non rovini mai questo patrimonio.
È Alessio Figalli (Medaglia Fields 2018 per la matematica) sulla «Repubblica», che spiega per quale motivo, almeno per ora, non ha intenzione di tornare in Italia. Anche se la Sapienza gli aveva offerto - 9 anni prima della Medaglia Fields, dicesi 9: dopo sono buoni tutti - una cattedra a Roma per chiamata diretta.
Un ragazzo simpatico, liceo classico a Roma, poi la Normale a Pisa, e dopo il dottorato ottime offerte di lavoro a Parigi (CNRS), a Austin (Texas) e quindi a Zurigo (ETH).
Ma noi continuiamo imperterriti, dopo aver dato ai nostri figli una situazione peggiore di quella che abbiamo vissuto noi, a fare terra bruciata per i nostri nipoti. A cancellare l'Italia dalla carta geografica ci vuole tempo, almeno un paio di generazioni, ma ce la stiamo mettendo tutta.

P.S. Anche a proposito dell'invito della Sapienza sono state dette e scritte fesserie, i fatti si possono trovare a <https://www.roars.it/online/e-vero-o-falso-che-a-figalli-fu-proposto-un-concorso-su-misura/>.

domenica 15 luglio 2018

Il paese della libertà (ossia delle bugie e dell'intimidazione, per un pugno di dollari)

Vari giornali hanno segnalato l'ultima scandalosa iniziativa degli Stati Uniti per boicottare una delle azioni più importanti per ridurre la mortalità infantile nel mondo: ne hanno parlato p.es. il «New York Times» e «La Repubblica»
(https://tinyurl.com/yc3rbonf).

Così riassume la questione la newsletter «Scienza in rete»:

 Alla fine la risoluzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per promuovere l'allattamento al seno è stata approvata durante i negoziati in corso a Ginevra, nonostante l'ostruzionismo degli Stati Uniti. I delegati statunitensi, infatti, hanno minacciato l'Ecuador e altri [i.e. alcuni?] Paesi africani di imporre sanzioni commerciali e ritirare aiuti militari se avessero appoggiato la risoluzione. In molti ritengono che il motivo dell'opposizione sia da ricercare nella volontà di proteggere gli interessi delle grandi società che producono cibo per neonati e bambini, per un giro di affari di 70 miliardi di dollari l'anno. Le prove scientifiche in favore dell'allattamento al seno, rispetto a quello con latte artificiale, sono ormai numerose. L'ultimo studio sul tema è stato pubblicato su The Lancet nel 2016 e ha mostrato che il latte materno eviterebbe 800 mila morti all'anno e produrrebbe un risparmio di 300 miliardi di dollari in termini di costi sanitari.

È evidente, e accertato da molto tempo, che nelle condizioni igieniche e sanitarie dei paesi poveri l'allattamento ha un ruolo essenziale nel ridurre la mortalità infantile. Per mortalità infantile gli Stati Uniti sono stabilmente all'ultimo posto tra i paesi sviluppati, con un tasso all'incirca doppio di quello dell'Italia. Ma cosa volete che gliene importi, rispetto a qualche barattolo in più di latte in polvere venduto?

venerdì 29 giugno 2018

Dalla Germania cattive notizie per il libro

Sono usciti i dati sul mercato del libro (2017) in Germania, il più grande paese europeo.
Il mercato viene definito come stabile da 15 anni (un po' d'eufemismo non si nega a nessuno), anche se in effetti è calato dell'1,6% rispetto all'anno precedente. L'erosione è un po' mascherata dal fatto che i lettori forti tengono, e anzi tendono a comprare qualche libro in più (ma stando molto attenti ai prezzi), mentre calano gli acquirenti in totale: meno 4% nell'ultimo anno, meno 18% negli ultimi cinque anni.
Nell'ultimo anno, i tedeschi (dai 10 anni in su) che hanno comprato almeno un libro sono il 44%. Toh, sembra di leggere le statistiche italiane...
Le fasce d'età in cui l'erosione è più forte sono i quarantenni e poi i trentenni e i ventenni.
Insomma, si lavora per costruire un futuro peggiore, come al solito...

Quanto all'e-book, che ogni anno si mostra più chiaramente come la soluzione per un problema che non c'è (mentre mancano le soluzioni per i problemi che ci sono davvero), stagna, al 4,6% del mercato.
Guardando meglio, è già in calo, perché il risultato complessivo dipende da una nicchia di acquirenti che si restringe (meno 8%) ma che ha comprato qualche libro in più (più 12%), approfittando soprattutto di quelli offerti ai prezzi più bassi (meno 5%, con un prezzo medio di 6 euro).
Insomma è una piccola nicchia (5% della popolazione, 12% degli acquirenti di libri), per lettori forti, che funziona entro limiti molto stretti (di prezzo, ma anche di esigenze ed abitudini).

Il libro non è la televisione, né un videogioco, con buona pace di chi cerca di raccontare che è quasi la stessa cosa, o fa uguale: non ci crede nessuno.
Una società che non legge è una società che non riflette, non ragiona, in cui le persone non capiscono né se stesse, né gli altri (i libri, come si sa o si dovrebbe sapere, sono essenziali per tutte e due le cose).

Chi semina vento raccoglie tempesta, e le istituzioni - europee, tedesche e italiane - sono impegnatissime nel compito di seminarlo, con i risultati che vediamo a ogni turno elettorale in qualsiasi paese.

(La notizia si legge a <https://publishingperspectives.com/2018/06/german-book-market-2017-stable-sales-more-consumers-needed/>; il comunicato più dettagliato a <https://www.boersenverein.de/de/portal/Presse/158382?presse_id=1478733>).

venerdì 16 febbraio 2018

Biblioteca digitale all'italiana (continua)

Oggi invece mi serviva un volume del Codice diplomatico di Sicilia sotto il governo degli arabi (1789-1792), una delle famose imposture dell'abate Vella.
Nell'Indice SBN trovo due link al digitale (in Google Libri), di quel volume: che bellezza!
Cioè, uno è sbagliato (il link va alla digitalizzazione di altro volume), l'altro per fortuna è giusto, però la copia (della Biblioteca nazionale di Napoli) manca di alcune carte finali non numerate. In Internet Archive c'è questa stessa copia.


giovedì 15 febbraio 2018

Biblioteca digitale all'italiana

Di assurdità e sprechi, purtroppo, le biblioteche digitali all'italiana offrono continui esempi, che comprovano che chi reinventa la ruota se l'immagina di solito quadrata (solo in formato immagine, solo una pagina alla volta, senza legatura e carte di guardia, ecc.), e comunque si guarda bene dal provare a vedere se rotola (cioè se va bene a chi prova a usarla). Magari dà un'occhiata alla grafica dell'homepage perché la ditta strapagata proprio ci tiene, ma via, chi penserebbe mai che le biblioteche digitali sono fatte per essere usate? Ranganathan serve solo per citarlo ai congressi.
Cercando un volume che mi occorre della «Rivista delle biblioteche» di Guido Biagi, noto con piacere che in Google Books (dove tempo fa quel volume mancava) è comparso, e si tratta anzi della copia della Biblioteca nazionale di Roma.

venerdì 9 febbraio 2018

Cantonate di genere

Sul sito delle donne nella scienza italiana, gran bell'iniziativa, trovo una voce dedicata a Dialma Spaggiari (stavo cercando quel nome per altri motivi).




















Peccato che la brava Dialma però era un uomo.
(Medico, socialista, gran brava persona, immagino).

sabato 27 gennaio 2018

Menu di nozze, ossia L'atroce dilemma

Una giovane coppia innamorata si presenta in un grande albergo di lusso, in Riviera, a prendere informazioni sulla possibilità di organizzarci la festa di matrimonio.
L'impeccabile funzionario presenta loro un ventaglio di menu, dai fantasiosi nomi di "Romeo e Giulietta", "Paolo e Francesca", "Lancillotto e Ginevra".
I due giovani, naturalmente, si toccano (non fra loro, ciascuno per conto suo): coppie fortunate, o almeno coppie regolari, niente?
Bisogna per forza suicidarsi o farsi ammazzare, o almeno mandare tutto a ramengo?
In un paese civile, la cosa sarebbe considerata uno scherzo di cattivo gusto (o adatto magari a un albergo a ore con particolare sensibilità letteraria).


L'atroce dilemma è: ignoranza pura e semplice, o atrofia dei neuroni?
La prima ipotesi forse non basta: che Ginevra era sposata con Re Artù, lo dice pure Walt Disney, mi pare, che Paolo e Francesca dopo essersi baciati non sono finiti bene, a scuola è facile averlo sentito dire, e che Romeo e Giulietta è un film dove si piange un sacco lo sanno tutti.
Molto probabile la seconda, completa disassuefazione a collegare la bocca col cervello (o anche significante e significato, per dirla con Saussure).
Il cervello, come si sa, si sciupa a non usarlo, lo dicono pure gli studi sull'Alzheimer.

giovedì 25 gennaio 2018

Ma chi sono gli hacker?

Spesso ci raccontano che gli hacker sono tanto cattivi, ma a parte tirar fuori un po' di panni sporchi del potere, non so cosa facciano di male, per i comuni cittadini. A me non hanno mai fatto niente.
Cioè, niente i cosiddetti hacker, mentre gli hacker veri, quelli che tutti i giorni s'infilano nel mio computer, sono una vera persecuzione, una maledizione biblica, su cui si spera ricadano gli improperi mentali che ricevono (non so infilare spilloni nel software).
Mi riferisco ovviamente a Microsoft, a Google, ecc., da cui siamo quotidianamente hackerizzati.
(Sì, lo so benissimo che il software non è mio, e se gli garba magari neanche il computer è mio: dato che si fanno scrivere le leggi come gli pare, e poi non rispettano neanche quelle, hanno diritto legale di violare qualsiasi diritto umano. Non è questo il punto).

Invio i più cordiali spilloni voodoo, in particolare:
- all'imbecille che ha duplicato la schermata di accesso (password) dell'ultimo aggiornamento di Windows,
- a quello che ha messo la vomitevole immagine che lo accompagna,
- a quelli che ci hanno inserito il ritorno delle porcate che avevo tolto (p.es. Rullino), e delle associazioni dei nomi di file con app che sono infinitamente più lente e stupide di un novantenne senza licenza elementare (come quella per le foto, che ne copre un pezzo, non usa la rotellina per lo zoom, e così via),
- a quelli che cambiano, con gli aggiornamenti, tutte le opzioni di buon senso che uno ha messo, per tornare ai deliri di default di analfabeti informatici che non hanno nulla da fare.

E i più cordiali ringraziamenti ai siti che, per fortuna, permettono di trovare velocemente i comandi per rimediare ad alcuni almeno dei danni lasciati da questi hacker protetti dalla legge e dai quattrini.
(Quelli che ho indicato, per fortuna si trovano subito. Altri, p.es. per seppellire Cortana e dimenticarne l'esistenza, sembra siano più difficili. Ma c'è sempre speranza negli hacker cosiddetti...)