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martedì 11 settembre 2018

Cari bibliotecari, non dimenticate Branciardi!

Luciano Bianciardi, oltre che un grande scrittore (La vita agra resta un bellissimo romanzo) e un acutissimo osservatore della vita culturale e sociale (i fannulloni frenetici e gli intasatori sono tuttora il nostro tormento quotidiano, anzi ci tafanano tutti i giorni) è stato anche, da giovane, un bibliotecario di grande passione e spirito d'iniziativa.
Alla Biblioteca comunale Chelliana di Grosseto, dal 1949 al 1954, come ha ricostruito definitivamente Elisabetta Francioni nel suo bel libro (che si legge come un romanzo ma è basato su vera ricerca oltre le leggende e le chiacchiere):

Benemerita iniziativa, quindi, dedicargli anche tesi di laurea.


Catalogandole, però, sarebbe meglio non sbagliargli il nome, altrimenti questo record (in cui non c'è mai il suo nome giusto) nessuno lo può trovare.


Non c'è nemmeno un soggetto: ma quella è roba antidiluviana, di quando i cataloghi erano fatti con attenzione e per servire agli utenti, non per sgombrarsi il tavolo pensando ad altro, da FB al web semantico.

P.S. La R e la I non stanno vicine sulla tastiera, non è il ditino che è scivolato.

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