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venerdì 9 giugno 2017

Ancora sul gioco (e la mafia, e i costi dell'ignoranza)

Su «La Repubblica» di oggi, veniamo a sapere non solo dell'inarrestabile crescita della spesa in giochi d'azzardo, ma che il settore è in gran parte, o sta sempre più passando, in mano alla mafia. <http://mafie.blogautore.repubblica.it/2017/06/786/>
Cosa del resto piuttosto ovvia: guadagni molto alti, facilità di sfuggire al fisco, tante pecore da tosare (e che, se si indebitano, possono servire ancora per i prestiti a usura, per farsi cedere attività economiche quasi gratis, come prestanome, ecc.).
Ma qualunque pagina del giornale si apra, i costi dell'ignoranza dilagano ovunque.

E non solo sul giornale, naturalmente. Per esempio, una cortese circolare della Regione Lazio ai proprietari di autoveicoli, che ricorda la scadenza del bollo (tassa automobilistica), avverte in un riquadro col titolo in rosso che «L'80% degli incidenti stradali gravi è provocato dall'utilizzo del telefono cellulare durante la guida».
(Come facessero gli italiani ad andarsi a schiantare prima, o a mettere sotto qualcuno, non è chiaro: forse bevevano di più).
Forse più che di ignoranza in senso stretto, qui si dovrebbe parlare di "insegnamento della stupidità", cioè del martellamento dei messaggi (nella pubblicità, nella politica, ma perfino, ad esempio, nelle riviste di biblioteconomia) che invitano a non pensare, non capire, non fermarsi a riflettere, usare sempre qualsiasi cosa qualcuno ti voglia vendere, cancellare l'espressione "senso di responsabilità", negare tutto ciò che è costitutivo dell'essere adulti.
"Life is now": mentre comunichi su Facebook, non ti distrarre a pensare che potresti schiacciare un ragazzo che aspetta l'autobus o una signora che si ostina a voler andare in bicicletta (del resto, fosse almeno uno smartcycle...).