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domenica 22 novembre 2020

Il lavoro in biblioteca, da Massa una proposta per il reddito di cittadinanza


A Massa, in terra di Toscana, i consiglieri comunali 5 stelle presentano un progetto sull'impiego delle persone  che percepiscono il reddito di cittadinanza.  Il tutto è ripartito in sei aree (PUC): si va dalla pulizia delle scuole alla sistemazione dei giochi, dalla pulizia delle spiagge all'accompagnamento dei bambini, dalla raccolta dei piccoli rifiuti alla spesa a domicilio e consegna farmaci per gli anziani, dalla pulizia del centro storico alla manutenzione dei percorsi naturalistici. Tutte attività indubbiamente di grande utilità, ma che a spanna non mi sembrano richiedere competenze specifiche (e però qualche riserva sull'accompagnamento dei bambini la farei), semmai buona volontà e occhio.
Poteva mancare la biblioteca? si chiede la collega che segnala la vicenda su Facebook. Cero che no, anzi è la prima area indicata. Finalmente qualcuno in politica si è accorto che la biblioteca è un servizio importante... Alt, prima di festeggiare però è meglio vedere le attività proposte: vi figurano catalogazione, creazione di percorsi di lettura e front office (leggere per  credere). Competenze richieste:  nessuna, a quanto sembra.!
In attesa che la sezione toscana dell'AIB dica la sua e eventualmente bacchetti questa ennesima leggerezza, vi anticipo la mia, ed è che a un certo punto trovo anche umiliante spiegare a assessori consiglieri e sindaci di vario colore politico che queste attività richiedono una certa preparazione, e che addirittura ci sono corsi di studio universitari appositi, o comunque concorsi con prove toriche e tecniche.
Qualcuno potrebbe osservare - insiste la collega, notoriamente una che non molla facile - che  tra chi percepisce reddito di cittadinanza ci potrebbero essere anche laureati specializzati in discipline biblioteconomiche. Vero, ma allora potrebbero esserci anche architetti, o avvocati, e quindi bisognerebbe trovare dei progetti anche per loro, in modo che bibliotecari, archivisti, e specialisti dei beni culturali in generale non abbiano di che alimentare il loro noto vittimismo. Gli è che non credo che la cosa si risolva concettualmente così, e anzi sospetto che ci sia soltanto l'atavica sottovalutazione di questi lavori, quella che spinge molte amministrazioni a proporli come volontariato amatoriale non retribuito.
Che dire: speriamo prima che il Sindaco e la Giunta facciano qualche verifica, prima di prendere per buono la volenterosa e disinformata proposta. E che anche i volenterosi consiglieri abbiano modo di precisare meglio il loro intento.

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