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lunedì 30 ottobre 2017

Sistema universitario italiano e classifiche

Le "classifiche" delle università sono diventate uno degli sport preferiti (almeno ai vertici degli atenei e nella stampa), con il corollario di svarioni e smentite e, soprattutto, coll'abitudine dilagante a "fare notizia" senza capire da dove vengono i dati. Dati che sono in genere fortemente viziati dal prendere in conto pochissimi elementi (i più facili e meno costosi da rilevare, com'è ovvio), così da penalizzare, p.es., la didattica, le discipline umanistiche (p.es. facendo conteggi solo su database di scienze sperimentali), le culture nazionali (una di queste rileva, p.es., solo due riviste, pesantemente viziate nella selezione degli articoli), oltre ad usare modalità quanto meno spericolate per integrare i diversi indicatori (come è stato spiegato più volte su ROARS).
Tutto ciò dovrebbe essere ben noto, anzi evidente, ma non è su questo che vorrei proporre una riflessione.
Prendiamo l'ultima uscita (la segnalazione l'ho ricevuta oggi), ossia CWUR World University Rankings 2017 (<http://cwur.org/>). Facciamo finta che i dati (una classifica delle prime 1000 università del mondo) siano attendibili. L'esercizio si può, volendo, ripetere su altre classifiche "concorrenti".
Il dato più "notiziabile" in Italia, ovviamente, è che c'è solo un'università nelle prime 100, e poi altre 3 nelle prime 200, e che la prima si trova solo all'84° posto. Una débâcle?

Dato che non siamo alle Olimpiadi, dove una grandissima atleta può tornarsene a casa con la "medaglia di legno", e nemmeno alla notte degli Oscar, ma stiamo valutando una infrastruttura fondamentale in un paese avanzato, bisogna partire intanto dai totali per ciascun paese.
Secondo una stima, le università nel mondo sono circa 26.000 (<http://www.webometrics.info/en/node/54>), tra le quali oltre 4.000 in India, oltre 3.000 in USA, oltre 2.000 in Cina, oltre 1.000 in Russia e Brasile, poco meno in Giappone e Messico, ecc.
I rankings delle prime 500 e delle prime 1000, quindi, costituiscono già una selezione di ottimi atenei (meno, rispettivamente, del 2% e del 4% di quelli esistenti).


Nel totale delle 1000 migliori università, la graduatoria è: USA, Cina, Giappone, Gran Bretagna, Germania, Italia (6° posto nel mondo, 3° in Europa); seguono Francia, Spagna, Corea del Sud, Canada, Australia, Taiwan; più in basso nazioni con meno abitanti come Paesi Bassi, Svezia, Svizzera, Israele, che comunque precedono tutte la Russia (e l'India, il Brasile, ecc.).
Nelle prime 500, la classifica è: USA, GB e Germania alla pari, Cina, Italia (5° posto assoluto e 3° in Europa), poi Francia, Canada, Giappone, poi alla pari Spagna Australia e Corea, poi Paesi Bassi, Svezia e altri.
Considerando solo le prime 200, la classifica è: USA, GB, Germania, Francia, Giappone, Canada, Paesi Bassi, poi Svizzera e Australia alla pari, Cina e Svezia alla pari, Italia alla pari con Corea e Israele (12° posto ex aequo, 7° in Europa).
Nelle prime 100, grandissimo distacco tra gli USA e chi segue: GB, Giappone, poi Francia e Svizzera alla pari, di nuovo alla pari Canada Australia e Israele, ancora alla pari Germania Belgio Paesi Bassi e Cina, poi l'Italia (13° posto ex aequo e 7° in Europa) e altri (Danimarca, Svezia, Norvegia, Russia, Taiwan, Corea, Singapore). È evidente che quando si restringe alle prime 100 il dato è il meno significativo, più aleatorio (il Belgio ne ha due come la Germania, molti paesi ne hanno una come l'Italia, altri paesi importanti - Spagna, Finlandia, Brasile, Irlanda, Nuova Zelanda, Austria, ecc. - nessuna).


È chiaro anche che le dimensioni dei paesi (in termini di abitanti, non di superficie) influiscono notevolmente sui risultati (e in maniera diversa a seconda delle fasce che si considerano).
Se prendiamo in conto i milioni di abitanti, vediamo che pochi paesi hanno più università nelle prime 1000 che milioni di abitanti. Ai primi posti la Gran Bretagna (65 atenei su 63 milioni di abitanti), la Svizzera (9 per 8 milioni) e l'Australia (27 per 23 milioni); seguono Danimarca, Norvegia e Belgio, e un po' più sotto Israele, Canada e Taiwan. Tranne la Gran Bretagna, sono tutti paesi medi e piccoli (dai 35 milioni di abitanti del Canada a circa 8 milioni per Svizzera e Israele), con sostanziosi finanziamenti per l'istruzione.
Tra i paesi più grandi (dai 40 milioni di abitanti in su) i risultati migliori li hanno la Spagna, poi l'Italia, poi la Corea, poi all'incirca alla pari USA e Germania, poi la Francia, poi il Giappone; staccatissime la Cina e la Russia. Tra i paesi "grandi", insomma, l'Italia è al terzo posto in Europa e nel mondo, in rapporto alla popolazione (perché USA e paesi asiatici scendono molto giù).
Se ci limitiamo alle prime 500 università, sempre rapportando ai milioni di abitanti, passa in testa la Svezia, poi la Svizzera, poi piuttosto staccati i Paesi Bassi, Israele, Australia, Gran Bretagna, Canada, USA, Germania, Italia (10° posto nel mondo e 6° in Europa; ma tra i paesi "grandi" al 4° posto nel mondo e 3° in Europa); poi molto staccate Francia, Spagna, Corea. Staccatissimo il Giappone (valore poco più di un terzo di quello italiano), e lontanissime Cina e Russia.
Sulle prime 200 università, spicca la Svizzera, seguita da Israele e Svezia, poi i Paesi Bassi, poi all'incirca appaiati Belgio, Canada e Australia, seguiti da Gran Bretagna e USA; staccate la Germania e poi la Francia; poi Corea, Giappone, Italia; molto staccate Taiwan e poi la Spagna, lontanissime Cina e Russia. Qui l'Italia è al 14° posto (8° in Europa), e tra i paesi grandi è al 7° posto (4° in Europa).


Qual'è la classifica più "giusta"? Naturalmente non c'è (anche ammettendo che il ranking generale sia sensato).
Se consideriamo le fasce delle prime 500 e delle prime 1000 università (fasce già molto selettive, come si è detto, perché costituiscono rispettivamente meno del 2% e del 4% di tutte quelle esistenti), l'Italia compare al 5° o 6° posto nel mondo e al 3° posto in Europa, come dato assoluto che non considera le dimensioni dei diversi paesi. Viene preceduta da USA, Gran Bretagna, Germania, Cina e, nella fascia più larga, anche dal Giappone, mentre precede la Francia e gli altri Stati europei.
La posizione dell'Italia indubbiamente peggiora adottando una fascia più stretta, solo le prime 200 (meno dell'1% del totale, un livello di assoluta eccellenza): l'Italia passa intorno al 12°-13° posto assoluto, e al 7° in Europa, venendo superata dalla Francia e da vari altri paesi europei (Paesi Bassi, Svizzera e Svezia, con popolazione tra 8 e 17 milioni) e da Canada, Australia e Israele (tra 8 e 35 milioni). La classifica basata sulle sole 100 migliori, ovviamente più aleatoria, non fa grande differenza (anche se vi compare il Belgio).
È chiaro che i paesi meno popolati giocano le loro carte su poche istituzioni di grande rilevanza nazionale, e che l'Italia è un paese un po' più policentrico (meno tendente alla concentrazione) di altri. Si sapeva.


Questo per quanto riguarda i numeri assoluti (come si fa, p.es., nel medagliere delle Olimpiadi).
Se rapportiamo i numeri assoluti ai milioni di abitanti, si vede che nella fascia delle prime 1000 l'unico grande paese che tiene, molto bene, è la Gran Bretagna. Le ragioni ci sono, ovviamente, a partire dal fatto che è un sistema universitario di scala ben più che nazionale. Complimenti ai piccoli paesi che seguono (e che in genere investono molto in istruzione), ma per trovare un altro paese grande bisogna arrivare al 10° posto, dove c'è la Spagna (che però va male in tutti gli altri calcoli), e all'11°, dove c'è l'Italia. Tutti gli altri paesi grandi, da Germania e Francia a Corea, USA e Giappone, vengono dopo.
Restringendo alle prime 500, come abbiamo visto, spicca la Svezia, mentre restringendo a 200 prevale la Svizzera, e nelle posizioni di testa anche in questi casi ci sono parecchi paesi piccoli.
Nelle prime 500, come si è visto, l'Italia è, tra i paesi "grandi", al 3° posto in Europa (dopo Gran Bretagna e Germania) e al 4° nel mondo (dopo anche gli USA); nelle prime 200 perde qualche posizione, risultando, sempre tra i paesi grandi, al 4° posto in Europa (sorpassata dalla Francia) e al 7° nel mondo (sorpassata da Corea e Giappone).
(Come popolazione, in Europa la Germania supera largamente Francia, Gran Bretagna e Italia, in quest'ordine; la popolazione del Giappone è oltre il doppio di quella italiana, e quella degli USA oltre il quintuplo; la Spagna e la Corea del Sud - che siamo abituati a vedere tanto piccola nelle carte geografiche - hanno popolazione inferiore all'Italia, tra i 45 e i 50 milioni).


Un'altra ponderazione, quella con i milioni di dollari (o la percentuale del PIL) investita nell'istruzione universitaria, non possiamo farla, o per lo meno non mi azzarderei a tentarla io qui.
Ma vogliamo scommettere che l'Italia si troverebbe nelle posizioni di testa?

Per la produzione di letteratura scientifica, questo è già stato dimostrato (p.es. da ROARS).
Allora tutto va bene?
No, non va tutto bene: abbiamo un sistema universitario scandalosamente sottofinanziato (a tutti i livelli, dal numero di docenti rispetto agli studenti fino alle borse di studio e agli alloggi) e un numero di studenti e di laureati da paese del terzo mondo (quello di una volta, perché ora ci sono diversi paesi che corrono verso le posizioni più alte).
Ciononostante, ossia nonostante i numerosi governi che ci hanno deliziato nelle ultime legislature e l'ignoranza e la superficialità della nostra stampa d'opinione, abbiamo ancora un sistema universitario che, nel suo complesso, è il terzo in Europa e il quarto o quinto nel mondo.
Con buona pace degli amanti delle classifiche e dei relativi giochini.

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