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martedì 17 ottobre 2017

L'erba del vicino (e l'inutilità delle biblioteche e dei bibliotecari)

L'associazione bibliotecaria tedesca (Deutscher Bibliotheksverband) ha pubblicato la sua brochure sulle biblioteche: Report on the State of Libraries in Germany 2017/2018.
(Ma perché 2018, dato che siamo nel 2017, e i dati saranno, nella migliore delle ipotesi, dati 2016? Che domande, siamo innovativi, no? Orientati al futuro. Solo i passatisti stanno ancora nel 2017. E solo i passatisti pensano ancora che bisogna sapere di cosa si sta parlando).

La versione inglese sta a <http://www.bibliotheksverband.de/fileadmin/user_upload/DBV/publikationen/dbv_Bericht_2017_RZ_engl_Web.pdf>.
Poche pagine, piene di chiacchiere sulle tecnologie, come se le biblioteche vendessero apparecchi, ma purtroppo ci siamo abituati.
Qualche fatto?

A p. 4 si dice che in Germania ci sono circa 10.000 biblioteche, a p. 2 che l'Associazione ha circa 2.100 biblioteche associate. Non è una gran percentuale. Quanti sono i soci, i bibliotecari, e più precisamente quante persone sono socie, rispetto a quanti bibliotecari ci sono in Germania? Non c'è né l'uno né l'altro dato.
(Brutto segno: quando un dato non c'è, di solito è perché non è buono. Andreotti docet. La Library Association, p.es., ha smesso di pubblicare il numero dei soci quando si è visto che calava di brutto).
Sempre a p. 4, ci si dice che le circa 10.000 biblioteche tedesche ricevono ogni anno 219 milioni di visite (ingressi).

Wikipedia ci informa che la Germania ha 82 milioni di abitanti: cioè, facendo la divisione, si tratta di 2,6 visite per abitante. Dato che molti utenti delle biblioteche sono utenti abituali (e sono comprese anche le biblioteche universitarie, in cui gli studenti vanno abitualmente), sembra un po' pochino.
Nella stessa pagina, apprendiamo che ci sono "più di 10 milioni di utenti attivi delle biblioteche": facendo la solita divisione, si tratta del 12% degli abitanti. Un po' pochino. Più o meno quanto in Italia (ma in un paese più ricco, e che ha meno sacche di arretratezza dell'Italia, e un livello d'istruzione decisamente più alto).


Non c'è una cifra sui prestiti o sull'uso dei materiali di biblioteche (solo una frase molto ambigua, che non si capisce cosa voglia dire). Di preciso, ci si dice che le biblioteche pubbliche prestano 20,2 milioni di «e-media» all'anno (cioè meno di 1 ogni 4 abitanti). Che saranno questi «e-media»? E-books? O saranno compresi dischi e video? Mah. I numeri mica si danno per significare qualcosa, per dare informazioni: si sa che dobbiamo passare dall'informazione all'emozione, è più trendy.
Potremmo sapere quanti libri vengono dati in prestito per essere letti, dato che la lettura di libri ha (ormai è stato dimostrato pure su «Science») tutta una serie di ricadute positive, personali e sociali? No, di libri non si deve parlare, se non sono e-books.
Come diceva Belli, «li libbri nun so' robba da cristiano: fiji, pe' carità, nun li leggete». Procediamo a grandi passi (basta guardare i risultati elettorali in Europa) verso un bell'oscurantismo d'antan. Cerchiamo intanto di regredire agli anni Trenta (quelli in cui Hitler vinceva le elezioni, per capirci), poi con un po' di pazienza possiamo arrivare anche ai pogrom, a ammazzare i medici che vogliono inoculare il vaiolo, agli untori di Renzo, a bruciare le streghe - se non bastano più i fidanzati che ammazzano le fidanzate - e così via.


Quando spendono le biblioteche, non lo si dice, ma ci si gloria che il 57% della spesa è per «digital media». C'è qualche motivo per pensare che sia meglio spendere la percentuale X invece che quella Y per materiale digitale? Se spendessero il 90% per materiale digitale dovremmo essere contenti?
Nelle città con più di 50.000 abitanti, l'80% delle biblioteche pubbliche ha il wi-fi. Bene, ma manca un 20%. E in quelle città, abbastanza grandi, di wi-fi ce ne saranno tanti altri. E tra qualche anno, probabilmente, il wi-fi ci sarà in tutta la città, come i lampioni. Cioè, c'è già, solo che ancora costa qualche euro (pochi). Fa veramente pena vantarsi di una cosa così. Ci dev'essere, d'accordo, e ci vuole poco a farlo (lo fa qualsiasi b&b, e lo fanno anche molti bar). Una visione più passatista di così, si fa fatica a immaginarla. Che la nonna s'è comprata lo smarfono, non fa più notizia.
Per quanto riguarda i finanziamenti alle biblioteche pubbliche, c'è un grafico a p. 11, da cui purtroppo è impossibile tirare le somme: per lo più i bilanci sono statici, alcuni crescono poco, alcuni diminuiscono poco; è raro che ci siano cambiamenti più rilevanti, ma sono per lo più in peggio (a calare).


Se questo è tutto quello che ha da dire l'Associazione bibliotecaria sulle biblioteche in Germania oggi, ci vogliamo stupire che la maggioranza della gente pensi che le biblioteche (e i bibliotecari, qui praticamente mai nominati) non servono più a niente, o quasi?


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