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giovedì 26 ottobre 2017

Alice nel paese delle meraviglie e gli imbroglioni

Due interessanti notizie (anzi tre), negli ultimi giorni, che hanno qualcosa in comune.
In Cina si scopre che, a forza di pompare la produzione (quantitativa) di articoli scientifici, come fosse la produzione di barili di petrolio, si pubblica un mare di articoli falsi, approvati da falsi referee.
Lo scandalo è segnalato da <https://www.scienzainrete.it/>, che rimanda a un buon articolo del «New York Times», <https://www.nytimes.com/2017/10/13/world/asia/china-science-fraud-scandals.html>
Però Alice nel paese delle meraviglie continua a pensare che la letteratura scientifica si basi sulla double-blind peer review (con tutto quello che sappiamo, prima della Cina, di cosa ne pensavano Einstein, Fermi e altri tizi che, evidentemente, di scienza capivano meno dei membri dell'Anvur).
Gli imbroglioni naturalmente ci sono sempre stati. Ma che dei professori (Anvur e ex-Anvur) credano a stupidaggini come il paesano sceso in città che abbocca al gioco delle tre carte davanti alla stazione, questo fa pena.
Meccanismi formali, sostanzialmente burocratici, facilmente manipolabili in mille modi, non garantiscono un bel niente, per quanto riguarda la qualità. La qualità si garantisce innanzitutto non dando valore alla quantità senza qualità (cioè non contando le pubblicazioni), e poi mettendoci la faccia, e la firma.
Altro aspetto interessante dell'ultimo scandalo, è che la rivista che ha dovuto ritrattare, in un colpo solo, la bellezza di 107 articoli (non un imbroglietto, ma l'industrializzazione dell'imbroglio) è una prestigiosa rivista biomedica di Springer (poi dal 2017 passata a SAGE). Questo è l'elenco ufficiale:
<https://link.springer.com/article/10.1007/s13277-017-5487-6>.
La prossima volta che ci raccontano che i grandi gruppi editoriali STM garantiscono la qualità della ricerca (rispetto p.es. alle riviste autogestite OA) facciamoci una bella risata.
Nel 2016, a giudicare dal sito, quella rivista, «Tumor biology», ha pubblicato oltre 1.600 pagine di articoli (imbrogli o no, sempre in quantità industriale sono).
Il prezzo di abbonamento non l'ho visto (del resto, questa roba è venduta a pacchetti), ma ciascuno dei 107 articoli ritrattati, se uno avesse voluto scaricarli a pagamento, sarebbe costato 42,64 euro (mi raccomando i 64 centesimi, anche le povere multinazionali predatorie devono dare un boccone di pane ai propri figli). 
42 euro veri per un articolo falso, mi pare un po' esoso. Forse le biblioteche che hanno pagato quell'abbonamento dovrebbero chiedere i danni.
È più corretto vendere a 42 euro un articolo falso, o scaricare un articolo vero da sci-hub senza pagare?
Attendendo l'ardua sentenza, mandiamo un caro pensiero a Alexandra Elbakyan.

Frode molto più piccola, ma sempre significativa, l'inserimento da parte dell'Anvur di una rivista fraudolenta fra le riviste scientifiche di fascia A: <https://www.roars.it/online/anvur-infila-la-rivista-tarocca-in-classe-a-ma-ha-dubbi-sulla-scientificita-di-lancet/>.
Ordinaria incapacità, o qualcosa di più, come può far pensare il coinvolgimento di un docente italiano? Gli imbroglioni, come si diceva, ci sono sempre stati, ma ci sono sistemi - come la classificazione delle riviste - che servono a favorire gli imbroglioni (e i gruppi di potere) e sistemi che rendono più difficile imbrogliare, o rendono più difficile che singoli gruppi di potere si impadroniscano delle chiavi che regolano il sistema della ricerca. Sistema che non ha mai funzionato bene in mano a gruppi di potere chiusi.

Terza notizia recente, che l'impiegata di un ente di ricerca (dall'ufficio e in orario, a quanto pare) manipola una voce di Wikipedia per motivi politici e "di bottega": <https://www.roars.it/online/indovina-indovinello-chi-ha-modificato-la-voce-elena-cattaneo-su-wikipedia/>.
Ma come, l'enciclopedia libera? Non basta che sia libera per essere onesta? No, naturalmente.
Alice nel paese delle meraviglie è un bel libro, ma il mondo non funziona in quel modo.
Non ci sono regoline, conticini, procedure o burocrazie che sostituiscano l'uso del cervello, la capacità di giudizio e la responsabilità individuale.
Ad Alice, del resto, l'ha spiegato già Humpty Dumpty: «il problema è chi comanda, tutto qui».

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