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venerdì 7 aprile 2017

Oxford e ancora Brexit (Off-topic)

Un amico mi ha segnalato questo articolo: La battaglia culturale di Oxford per resistere all’effetto Brexit, <http://www.lastampa.it/2017/04/06/esteri/la-battaglia-culturale-di-oxford-per-resistere-alleffetto-brexit-Bg4fPiPv1cSlQ89WPrmaVJ/pagina.html>.
Vi si dice fra l'altro che «Lo scontro in atto [...] ha radici profonde. Si fronteggiano due concezioni diverse della politica e della convivenza civile, le quali sfuggono alla semplice distinzione tra destra e sinistra. In un saggio recente, il giornalista David Goodhart ha coniato quella che sembra l’etichetta più felice per descrivere questi due schieramenti: Gli Anywhere (i nessunluogo) contro i Somewhere (i qualche luogo). Coloro che non si sentono legati ad alcun luogo si scontrano con coloro che sono radicati.»


A me, francamente, sembra che le cose stiano in modo molto diverso (anche se in Inghilterra non ci vado da molti anni). Non vedo p.es. nessuna incompatibilità tra l'essere europeisti e l'essere legati alle proprie radici (che sono, fra l'altro, molto europee, per chi conosce un pochino di storia).

Mi pare evidente che ci sono gruppi di potere, e soprattutto d'interesse economico (in Gran Bretagna, e non solo lì, anche le università sono interessatissime ai soldi, non meno delle aziende), che possono trovare più vantaggioso stare dentro l'UE, oppure starne fuori.
Le università, p.es., drenano moltissimi fondi di ricerca UE (una percentuale superiore al contributo UK ai fondi UE), e in generale usufruiscono di molti programmi UE. Ci sono invece settori imprenditoriali e finanziari che ritengono di potersi muovere meglio fuori dalla UE (cioè liberandosi delle regole UE, rispetto p.es. ai diritti dei consumatori, alla trasparenza, alla privacy, alla tutela della salute, al controllo degli alimenti - nonostante tutta l'ironia che si può fare sui regolamenti UE in proposito -, ecc.).
Queste forze, che in passato (forse) si affidavano solo alla loro capacità lobbystica rispetto ai governi (nei "corridoi", tradizionalmente intesi), a quanto pare oggi operano anche nel "libero mercato" del populismo elettorale.
Dato che nel "mercato elettorale" ci sono ampie fasce di gente preoccupata, che spesso alimenta risentimenti, ostilità e credenze inconsistenti su "di chi è la colpa" o "come si potrebbe cavarsela" (per secoli, in molte parti d'Europa, in questi casi si prendevano i ghetti ebrei come ottimi capri espiatori), queste fasce sono oggi il target privilegiato di gran parte della politica.
È del tutto ovvio che queste fasce verranno semplicemente fregate, dopo aver ottenuto il loro voto, da Brexit, da Trump, e via dicendo. Verranno fregate anche peggio - per come funziona il capitalismo globale di oggi - di quanto siano state fregate le fasce analoghe (altrettanto preoccupate e gonfie di risentimenti) che hanno sostenuto (e votato) a suo tempo Mussolini e Hitler. Dico anche peggio, perché oggi è semplicemente impensabile - diversamente da quanto poteva accadere negli anni Venti-Trenta - che in paesi avanzati (come USA e UK) si possano proteggere ampie fasce sociali, soprattutto di lavoratori impoveriti, dall'evoluzione globale dell'economia.
Saranno certamente cornuti e mazziati, come si dice, sul piano economico e sociale (che poi, come contentino, possano comprarsi qualche fucile mitragliatore, o maltrattare la moglie, o insultare un immigrato passandola liscia, non cambia nulla).
Le contrapposizioni di cui si parla in quell'articolo, e altrove, sono secondo me del tutto astratte, tra zuppa e pan bagnato. Nel sistema d'istruzione di un paese democratico, p.es., ci sono sia gli istituti professionali che le università (soprattutto quelle pubbliche, e accessibili: come si sa, le tasse universitarie in UK sono le più alte d'Europa).
In un paese avanzato, è normale che ci siano persone che hanno voglia di andare a lavorare in America, e/o per una multinazionale, e altri che magari mettono su un agriturismo, o producono birra artigianale a km 0, o vogliono rivitalizzare il centro storico di un paesino sull'Appennino (cosa che, come si sa, si può spesso fare usando fondi UE). Va benissimo che si possano fare l'una e l'altra cosa (non va bene, p.es., che per avere un buon lavoro si debba per forza emigrare).
È stato detto che quando scoppia una guerra, la prima vittima è la verità. Ma anche in queste discussioni, la prima vittima è senz'altro la ragione. La protesta spontanea anti-Brexit, quella dei giovani per le strade, è stata innanzitutto protesta della ragione, protesta contro l'imbarbarimento del ragionamento e del comportamento, più che protesta contro una scelta specifica.
Ma le università inglesi hanno troppi scheletri nell'armadio (compreso quello di Giulio Regeni) per dare lezioni a chiunque.

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