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venerdì 21 aprile 2017

Qualche considerazione sui risultati del concorso MiBACT

Si è concluso, con la pubblicazione della graduatoria, la selezione per bibliotecari del "concorsone" del Ministero dei beni culturali, i 500 nuovi funzionari promessi e ottenuti dal ministro Franceschini. I risultati si trovano a <http://riqualificazione.formez.it/content/concorso-ripam-mibact-primi-vincitori>.
Le polemiche sul fatto che ai bibliotecari siano stati destinati solo 25 posti (mentre non si faceva un concorso di dimensioni significative da 30 anni e ogni anno va in pensione una cinquantina di persone) sono note ed è inutile tornarci sopra.

La graduatoria mostra chiaramente quanto sia difficile, con un intervento così ridotto, intervenire sulla mancanza di ricambio e l'invecchiamento del personale.
Tra i venticinque vincitori, la più giovane ha già compiuto 30 anni, la meno giovane ne ha 50. Undici su 25 hanno più di 40 anni, e solo 5 ne hanno meno di 35.
Anche tra gli idonei (in tutto 60 persone) non ce n'è nemmeno uno sotto i 30 anni.

Naturalmente non c'è niente di male che entri nelle biblioteche statali una pattuglia, per quanto sparuta, di quarantenni qualificati, e per lo più già dotati di notevole esperienza: guardando al lato positivo, potranno inserirsi più rapidamente in posizioni di responsabilità (anche perché si troveranno davanti un quasi-deserto, pochissimi funzionari rimasti e quasi tutti vicini alla pensione).
Non c'è niente di male per le biblioteche, e neanche per i vincitori stessi, che potranno contare per il seguito della loro vita lavorativa di una posizione sicura e a un livello dignitoso.

Dicevo "che entri nelle biblioteche statali", ma purtroppo non è esatto: un bel numero dei vincitori ci sono già, lavorano già in quelle biblioteche. Non solo come precari: diversi ci lavorano già, di ruolo, ma con qualifiche inferiori.
Benissimo che abbiano riconosciuta la qualifica che, per formazione e competenza, si meritavano: ma non sono persone in più.
Gran parte degli altri, ha pure già un posto di lavoro, per le più in biblioteche d'altro tipo (universitarie, comunali, ecclesiastiche, ecc.), a volte precario ma spesso stabile. Anche per loro, naturalmente, fa piacere che passino in istituti che preferiscono o a una qualifica migliore. Ma i posti dove lavorano ora perderanno un bibliotecario, e non è detto che ne prendano un altro.

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