Cerca

domenica 26 giugno 2016

I conti della serva (Brexit 3)


Un argomento portato dai sostenitori dell'Exit, mi pare, sono stati "i conti della serva", quanto UK paga per la UE, e potrebbe invece tenersi.
I "conti della serva" non sono però così facili.
Ci sono settori, come la ricerca, in cui UK prende più di quanto dia (spiegato più volte in ROARS), e ce ne saranno quindi altri in cui è il contrario. Sicuramente le istituzioni europee e le annesse burocrazie costano molto (troppo secondo ogni buon senso), e i governi nazionali dovrebbero intervenire. Tuttavia, di questi soldi, molti vanno a membri UK del Parlamento europeo (è facile sapere quanti sono) e molti altri a dirigenti e funzionari UK (che mi sembra siano molti, ma non so se ci siano dati pubblici).
Sono stati inclusi nei conti della serva?


Nella ricerca, come si sa, quanto a vincite nei bandi, Italia e UK spesso si equivalgono (a volte sono più numerosi i vincitori italiani), mentre in genere UK trionfa come paese in cui spendere i finanziamenti ricevuti (indipendentemente dalla nazionalità del vincitore).
Questo fenomeno è incluso nei conti della serva?
Naturalmente l'osservazione è generale (i fondi per la ricerca sono una piccola parte del totale): quando si somma il "ritorno", si sta attenti a sommare non solo quello istituzionale (p.es., per l'Italia, quello che arriva alle Regioni) ma anche quello per le aziende e per i privati? Sono sempre soldi che tornano al paese.
P.es., i lavori di consulenza per organi UE sono spessissimo affidati a società UK.
Inoltre, tutto quello che generalmente e vagamente si chiama "l'indotto", è molto difficile includerlo in conti seri.


Il caso da manuale dei conti della serva sbagliati, secondo me, è quello dei costi dell'energia nucleare. Se si fanno questi conti lasciando fuori i due fattori principali, cioè l'opposizione e gli incidenti, i conti sono del tutto astratti (costi "di laboratorio", non costi reali).
L'opposizione (piaccia o non piaccia è uguale), nei paesi dove può contare qualcosa, rende impossibile stimare in modo sensato i tempi e i costi di realizzazione (uno degli eventi più probabili, almeno in Italia, è che la realizzazione non si realizzi mai, come è successo per Montalto di Castro: avevo partecipato, decenni fa, all'occupazione simbolica del terreno).
I costi degli incidenti (e in generale di tutti i disastri ambientali, sismici, idrografici, ecc.) sono stratosferici, particolarmente in un paese come l'Italia in cui il territorio è scarso e ha un valore altissimo (ma è così anche in Giappone, che pure non ha il nostro patrimonio culturale e valore turistico; può darsi che nei deserti americani o siberiani il conto da fare sia differente). Che poi questi costi vengano pagati direttamente dallo Stato (cioè dai contribuenti) invece che dalle imprese (elettriche, chimiche, edilizie, ecc.), non fa differenza. Inoltre, sono stratosferici non solo i costi immediati (p.es. di bonifica) ma anche i costi a lunga scadenza (p.es. sanitari e previdenziali).
Perciò, dei conti della serva bisogna diffidare per principio, e moltissimo. Non si tratta di approssimazione (che è inevitabile) ma di risultati opposti, a seconda di come si fa il conto, e dei fattori che si lasciano fuori (e spesso si nascondono, ma sono a volte i fattori più importanti di tutti).

P.S. Ma la centrale di Montalto esiste, può pensare qualche lettore. Sì, ma è stata convertita a non-nucleare, con parecchi problemi (cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Centrale_elettronucleare_Alto_Lazio, e le voci collegate).

1 commento: