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sabato 19 agosto 2017

Gli ordinari imbrogli di Google (e il digitale pubblico)

Si sa che Google dice, non dice, e dice bugie, a ogni piè sospinto e a proprio piacimento (oltre che a proprio tornaconto fiscale).
Ho già mostrato in parecchie occasioni - e chiunque può verificarlo da sé quando vuole scorrendo avanti la barra delle pagine di risultati - che circa il 90% dei risultati di una ricerca dichiarati al principio da Google non esistono (o, se esistono, non vengono fatti vedere a chi li chiede).
Anche Google libri è un pozzo di insondabili misteri, con file che appaiono e scompaiono, duplicazioni (della stessa digitalizzazione, intendo, non della stessa edizione) che proliferano come capita, e così via.
Particolarmente irritante, però, è quando una digitalizzazione realizzata tramite l'accordo con le biblioteche statali italiane viene nascosta all'utente. Dato che mi è capitato due volte in pochi giorni, vale la pena di occuparsene.
In SBN, come si vede dall'immagine, il link alla digitalizzazione è regolarmente presente (il record è IT\ICCU\NAPE\014184). (I link al digitale in SBN, finalmente, sono proprio tanti: anche se, prima, ci sono state strenue resistenze di insipienza).


























Disgraziatamente, cliccando il link, si arriva su Google, che sostiene candidamente (si fa per dire...) di non avere nessuna digitalizzazione. (I sospettosi possono verificare nelle immagini che il codice di record di Google Libri è proprio quello del link in SBN). 

























Insomma, bisognerà aspettare una giornata in cui a Google, chissà perché, giri di farcelo vedere, graziosamente.

Conclusione, abbastanza ovvia: che Google può far vedere e non far vedere quello che gli pare, quando e come vuole, dato che risponde solo all'esigenza di far quattrini, ma il digitale pubblico deve essere sempre accessibile, al di là dei capricci di Google, e quindi deve essere accessibile da un server pubblico, la cui gestione risponda ai cittadini.

(È un bel po' che questo blog tace, lo so: capita)

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