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martedì 9 maggio 2017

Costi dell'ignoranza e fuga dei cervelli

Il giornale ogni giorno ci ricorda i costi dell'ignoranza nel nostro paese. Per esempio nei giorni scorsi con la fortissima crescita dei casi di morbillo (per l'ignoranza su vantaggi e rischi delle vaccinazioni) ma anche con la morte di una bambina di due anni in uno scontro automobilistico (i genitori il seggiolino manco l'avevano montato, in macchina). Quale sarà il loro livello d'istruzione (e magari di lettura), come quello dei trogloditi che ammazzano spesso e volentieri la fidanzata o la ex? Telefonino del XXI secolo e testa da cavernicoli (senza offesa per i nostri progenitori, tra i quali sicuramente c'erano diverse persone che la testa ce l'avevano, tanto che dalle caverne siamo usciti. A proposito, l'avete letto Il più grande uomo scimmia del Pleistocene?)
Oggi «La Repubblica» ci ricorda invece, con l'articolo La beffa dei cervelli: ricercatori italiani premiati, ma due su tre lavorano all'estero,
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/09/news/ricercatori_italiani_all_estero_i_piu_premiati-164990873/, un altro aspetto dei costi dell'ignoranza, ossia come la dissennata politica italiana su università e ricerca ci porti a finanziare la ricerca e le università degli altri paesi europei, invece che quelle italiane.

La statistica dei finanziamenti europei alla ricerca (ERC) ci dice che nel 2016 i ricercatori tedeschi hanno vinto 50 ERC, gli italiani 39, i francesi 34, gli inglesi 24, e così via. Però, ne verranno spesi in Gran Bretagna 58 (più del doppio di quelli vinti da ricercatori britannici), 48 in Germania, 43 in Francia, 29 in Olanda, 24 in Spagna, 22 in Svizzera, 15 in Israele, e solo 14 in Italia.
Dei 39 vincitori italiani, infatti, 25 utilizzeranno i fondi in altri paesi, e solo 14 in Italia.
Dato che l'Italia contribuisce al bilancio UE sulla base delle sue dimensioni, in questo modo finanziamo le università inglesi, e di altri paesi d'Europa, invece delle nostre.
Le cose naturalmente vanno peggiorando, insieme ai tagli a università e ricerca che si succedono di anno in anno: su dieci anni, il fenomeno è molto vistoso (350 ERC vinti da italiani e spesi in Italia, più 30 di stranieri ma spesi in Italia, contro 294 vinti da italiani e spesi all'estero) ma ancora l'esodo risulta inferiore al 50%, mentre nel 2016 ha raggiunto addirittura il 64%. Quasi due su tre.

Non è, tra l'altro, solo un problema di soldi, e di persone (che non vengono assunte), è anche un problema di normative, di anno in anno più medievali, intricate e assurde (che impediscono di aggiustare una maniglia ma naturalmente non impediscono la corruzione).
Spendere quei soldi in Italia, con le norme e l'amministrazione che abbiamo, è obiettivamente una tragedia, un sacrificio eroico da parte di chi decide di provarci, invece di andarsene in un paese che abbia un'amministrazione normale.

Conclusione (scontata): abbiamo degli ottimi ricercatori, ma purtroppo dei pessimi politici, che non sanno proprio (o non vogliono) cercare di fare gli interessi del paese. E che vengano votati è forse il più pesante costo dell'ignoranza.

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