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sabato 29 ottobre 2016

Tecnologie, previsione e analfabetismo scientifico

Guardando un po', per curiosità, come va il mercato di alcune tecnologie che ci interessano, si apprende non solo che la vendita di lettori di ebook è ormai in netto declino - ne ho già parlato in un articolo di «Biblioteche oggi Trends»
(http://www.bibliotecheoggi.it/trends/article/view/511)  -, ma che anche altri andamenti mostrano chiari segni negativi.

























Già anni fa Roberto Casati, che è tra gli osservatori più acuti di queste tecnologie, prevedeva il rapido declino dei lettori di e-book, rispetto alla fortuna dei tablet, che oltre a leggere (maluccio) permettono di fare altre cose, ossia, per dirla fuori dai denti, permettono di distrarsi facendo un po' di cose varie, invece di leggere.
Ma i tablet, a quanto vedo da una statistica internazionale, hanno raggiunto il loro picco di vendite per trimestre già alla fine del 2013 (insomma con i regali di Natale di 3 anni fa), e quello annuale con il 2014. Chiara contrazione nel 2015, e vistoso calo nella prima metà del 2016 (non ci sono ancora i dati successivi).
Per confronto, continuano invece a crescere molto le vendite di smartphone, e in particolare l'iPhone. Potrebbe essere un corollario dell'analisi di Casati: anche il tablet è "un coso in più da portarsi dietro", e quindi destinato a uscire dalla visuale rispetto a ciò che uno si porta dietro sempre e comunque (il cellulare).
Sul viale del tramonto, per inciso, anche gli orologi (smartwatch), che non hanno mai sfondato; le vendite si sono dimezzate nell'ultimo anno (
http://www.repubblica.it/tecnologia/prodotti/2016/10/26/news/smartwatch_in_calo_vendite_mondiali_dimezzate-150610366/).

Passando dagli apparecchi agli ebook, sia nel mercato americano che in quello inglese il settore degli ebook ha cominciato a calare nel 2015 (rispetto al massimo raggiunto nel 2014 o, secondo altre fonti, già nel 2013). I dati di vendita risultano invece ancora in crescita, nel 2015, nei maggiori paesi europei.
(Per gli USA,
http://www.digitalbookworld.com/2016/ebook-sales-declined-in-2015-digital-audio-continued-growth/ ; http://www.bookbusinessmag.com/article/2015-u-s-book-publishing-revenue-flat-print-sales-rise-ebook-decline/ ; http://newsroom.publishers.org/us-publishing-industrys-annual-survey-reveals-nearly-28-billion-in-revenue-in-2015).
Per l'anno in corso, i dati disponibili (fino a maggio 2016 compreso) indicano che il calo degli ebook prosegue (
http://www.talkingnewmedia.com/2016/10/19/aap-statshot-report-shows-may-book-revenue-up-nearly-8-but-ebook-revenue-down-sharply/).
È possibile, naturalmente, che nella grossa battuta d'arresto degli ebook giochi un ruolo una politica di prezzi (attualmente alti) sbagliata, ma ci si può domandare se non si stia raggiungendo una saturazione, ossia un equilibrio relativamente statico tra carta e digitale (quest'ultimo conta oggi circa il 20% del mercato). Può darsi, comunque, che questo equilibrio si raggiunga più in alto (siamo ancora molto lontani dal 50% e 50%).


E l'analfabetismo scientifico, che c'entra?
Prendete per esempio questo grafico. L'ultimo dato effettivo è il 2013, mentre 2014-2018 sono "previsioni" (lo indica l'asterisco). Sballatissime, perché già col 2014 la crescita è cessata, il 2015 è in declino (dati definitivi) e il 2016 anche (dati provvisori, per i primi 5 mesi).

































Ma l'analfabetismo scientifico non sta banalmente nell'"errore": le previsioni possono sbagliare.
Sta nel fatto di ignorare che, come spiega qualsiasi testo anche divulgativo sulla previsione come attività razionale o d'impostazione scientifica, non si può tracciare col righello (di legno, di plastica o digitale fa lo stesso) una linea retta di crescita, per qualsiasi fenomeno in un ambiente (e in particolare, ma non solo, in un ambiente sociale).
Perché? Perché la crescita porta a una saturazione, o comunque produce delle retroazioni ("naturali" o umane/sociali).

Qualsiasi epidemiologo, p.es., sa che se un'epidemia cresce rapidamente, è poi destinata a rallentare semplicemente perché è sempre più difficile trovare individui sani da contagiare (crescono anche quelli che si sono immunizzati). Con un esempio più colorito, se i leoni si moltiplicano, e si mangiano quasi tutte le gazzelle, poi muoiono di fame per mancanza di prede (ed è facile perciò che prosperino di nuovo le gazzelle).
Sembra che all'analfabetismo umanistico - cioè alla trascuratezza e marginalizzazione dei saperi umanistici - ci si debba rassegnare, ma ci dobbiamo rassegnare anche all'analfabetismo scientifico?
Quando parecchi anni fa mio padre studiava i rapporti tra cultura umanistica e cultura scientifica, un dato che emergeva con evidenza era la confusione tra scienza e tecnica (o tecnologia). Si dice scienza (che è molto più vicina alla cultura umanistica di quanto non si creda) e invece s'intende tecnologia (o si conosce solo quella).
Ora succede di peggio. La scienza, si sa che non interessa più a nessuno (solo a quei quattro fessi, mal pagati, che si appassionano alla fisica, alla chimica o alla biologia, che poi sono pure roba difficile, faticosa da studiare). Perciò, ci tocca anche l'analfabetismo scientifico.

Il passo successivo, naturalmente, è l'analfabetismo (anche) tecnologico.
Nella tecnologia (che è l'unica cosa che oggi interessa), si confonde la tecnologia fatta con quella consumata. Cioè il saper realizzare un apparecchio (avere un sapere tecnologico) con l'usarlo senza sapere o capire come è fatto e come funziona (essere un analfabeta tecnologico).
Per fare un apparecchietto da tocchignare più o meno a caso, come fa chiunque in giro o in autobus, ci vuole molto cervello, molto studio, molta matematica, molta precisione, e così via. Per tocchignarlo più o meno a caso, no.
Chi lo tocchigna più o meno a caso, senza la minima idea dell'informatica che c'è sotto, è un "nativo digitale", oppure un "analfabeta tecnologico"? Temo che la risposta giusta sia di solito la seconda.

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